La solidarietà di Cgil, Cisl e Uil a don Giusto Della Valle

La solidarietà di Cgil, Cisl e Uil a don Giusto Della Valle

Qualche giorno fa, sul bollettino della parrocchia di Rebbio il parroco, don Giusto Della Valle, pubblicava questa riflessione, dal titolo: “Como città disumana – L’intolleranza si fa strada nei nostri quartieri: è necessario ritrovare umanità
Le persone che anche per lavoro guidano una città (e tra i servizi pubblici ci sono i politici che hanno le leve di governo) dovrebbero con tutti i loro atti creare le condizioni di una città più umana – scriveva don Giusto – Ci chiediamo: lo stiamo facendo? Abbiamo abbandonato intere zone della città e della provincia di Como al degrado più totale e così si ripropongono quotidianamente situazioni di invivibilità. Dobbiamo riscoprire le regole più semplici del vivere civile. Siamo diventati una città disumana. Nessuno più si sente importante, considerato, amato nelle sue fragilità. Siamo una città che ha lasciato svuotato di significato i giorni dell’infanzia. Nei crocicchi della città bivaccano nella sporcizia comunale. Qualcuno ha dimenticato di essere stato bambino, ragazzo e giovane. Alcune migliaia di persone – della riviera, dell’hinterland e di Como centro – da anni segnalano la disumanità che ci sta aggredendo. Non ci accorgiamo che il tasso di intolleranza è altissimo e che l’ossessione di una città “come l’abbiamo fatta noi” sta diventando intolleranza verso gli altri, verso chi ci è straniero, verso chi è povero. La città è diventata una giungla. Occorre fare un lavoro di indagine per ridare i segni di civiltà che illuminavano questa Como. Ancora: il tasso di disagio ci dice una città disumana: Como è intolleranza quasi assoluta per i bambini che giocano nei cortili. Non si può giocare a pallone, a nascondino, non si può ridere nei nostri spazi. E’ come se ci fosse una polizia psicologica che ci controlla. Perché il rumore di un bambino ci fa così paura? Benvenuti i bambini, ragazzi, giovani, associazioni che con i loro canti, giochi, feste rendono umana la nostra città”.
La risposta, dura, del sindaco di Como Alessandro Rapinese ha innescato una catena di solidarietà a favore del sacerdote. Tra queste anche quella delle organizzazioni sindacali comasche.
“Le polemiche di questi giorni non sono un fatto personale ma il segnale di una città che rischia di chiudersi e di smarrire il proprio senso di comunità – il commento di Cgil, Cisl e Uil – lo ricordano anche le parole di don Giusto Della Valle, che ci invitano a smontare la logica dei nemici e a guardare in faccia le fragilità che entrano nei quartieri. La parrocchia di Rebbio svolge un ruolo prezioso che supplisce a mancanze del settore pubblico, tiene insieme i pezzi dove i servizi non arrivano, mette in campo accoglienza, aiuto e prossimità reale: questo lavoro non è un’opzione accessoria ma una funzione pubblica di fatto, che evita disagi maggiori e sostiene la coesione sociale della città. Come organizzazioni sindacali riconosciamo e sosteniamo questo impegno e diciamo con chiarezza che non condividiamo il pensiero del sindaco quando nega il confronto e sceglie una cultura conflittuale che divide invece di unire; chi guida una città deve rappresentare tutti, deve ascoltare e costruire, non contrapporre e delegittimare chi ogni giorno si prende cura delle persone. Per questo sfidiamo il sindaco ad aprire immediatamente tavoli di dialogo con la regia del Comune e la partecipazione di parrocchie, associazioni, terzo settore, scuole, sindacati e categorie economiche, tavoli orientati a risultati misurabili e tempi certi, perché Como ha bisogno di un confronto stabile e verificabile e non di polemiche a mezzo stampa. Gli obiettivi sono concreti e alla portata se c’è volontà: un patto per la casa a costi accessibili con più edilizia sociale, canoni concordati e regole sugli affitti brevi dove comprimono l’offerta; la riapertura e il sostegno di luoghi di aggregazione nei quartieri per ragazze, ragazzi e persone anziane; il rafforzamento dei percorsi educativi in collaborazione con le scuole e le realtà civiche; politiche sociali integrate contro povertà e nuove disuguaglianze, con orientamento ai servizi, mediazione culturale, prevenzione del disagio giovanile, sport e cultura come leve di coesione. Siamo pronti a sederci già dalla prossima settimana per definire metodo, calendario e indicatori di risultato: chiediamo al Comune di convocare, indicare priorità e assumere responsabilità di regia. Como può scegliere la strada del dialogo e della corresponsabilità, riconoscendo il valore di chi, come la parrocchia di Rebbio, tiene aperta la porta della città quando altri la vorrebbero chiusa; misurarsi sui risultati, non sulle contrapposizioni, è l’unico modo per restituire fiducia ai quartieri e rendere più forte la nostra comunità. Noi ci siamo”.
«Vivere e lavorare a como è diventato un lusso – il commento di Daniele Magon, segretario generale Cisl dei Laghi -. È difficile capire come si possa amministrare una città così bella senza aprirsi al contributo di persone non legate all’attuale Amministrazione, capaci di portare idee e valori diversi. È impensabile che un sindaco pretenda di esercitare un potere che investa anche la Chiesa, ultimo baluardo di socialità, che accoglie tutti senza distinzione tra ricchi e poveri e si impegna a non lasciare indietro nessuno, aiutando chi ha più bisogno. Chiediamo a questa Amministrazione di ascoltare con attenzione i bisogni di chi vive e lavora a Como, anche di chi non è abbastanza ricco da possedere più appartamenti da affittare o attività redditizie. Ci sono persone che meritano rispetto e che faticano davvero a sostenere i costi di una città dove affitti, parcheggi e spese quotidiane hanno raggiunto livelli insostenibili. Como deve restare un luogo in cui sia possibile vivere con dignità e lavorare, con la garanzia di servizi pubblici e privati essenziali per tutti».
«Riteniamo che l’Amministrazione di Como, e il sindaco che la rappresenta, debbano recuperare quel senso di educazione istituzionale ormai smarrito: rispetto dei ruoli e disponibilità al confronto sono doveri imprescindibili di chi governa e non può limitarsi a rappresentare solo una parte della città – le parole di Sandro Estelli, segretario generale Cgil Como -. Non si invita ad andarsene chi, come don Giusto e la parrocchia di Rebbio, svolge una funzione di supplenza pubblica; al contrario, lo si ascolta e si costruisce insieme. Serve coraggio per aprirsi a un vero confronto: questa amministrazione ne è capace? Finora si è sottratta al tavolo di contrattazione sociale che chiediamo da anni. Noi sollecitiamo scelte condivise e partecipate su casa, scuola e servizi, insieme a una tassazione progressiva che protegga i più fragili. Lo stadio non può essere l’unica priorità».
«Le parole del sindaco Rapinese ci restituiscono l’immagine di una Como che non ci appartiene – il pensiero di Dario Esposito, coordinatore Uil Lario -, una città piegata tra ricorsi e minacce di chiusure, lontana dai bisogni reali delle persone. Non è lo scontro permanente a rafforzare la comunità, ma la capacità di garantire casa, educazione e luoghi di socialità. È un paradosso che la Ticosa resti immobile, simbolo di una rigenerazione promessa e dimenticata, mentre l’amministrazione consuma energie in polemiche. Como non può ridursi a un’arena di conflitti: è una città viva che merita futuro, dignità e coesione».

Trovate QUI anche la lettera di solidarietà della Fim Cisl dei Laghi e Fim Lombardia