La mostra “Bassone quale umanità?” esposta alla sede Cisl di Como

Con l’obiettivo di dare continuità ad un percorso già intrapreso con il seminario del 12 dicembre scorso dal titolo “Carcere e territorio, quali confini?” e nell’intento di concorrere a promuovere un messaggio di speranza e condivisione, la Cisl dei Laghi ospiterà, dal 19 al 28 maggio, presso la sede di Como, in via Recchi 11, la mostra itinerante “Bassone, quale umanità?”, realizzata dalla Caritas cittadina di Como.
«Nella nostra esperienza sindacale – spiega Paola Gilardoni, componente della segretaria della Cisl dei Laghi – ci occupiamo di persone, famiglie che vivono una condizione di fragilità, attraverso i servizi di patronato e fiscale, l’Anteas, l’Anolf, il Sicet; collaboriamo come Cisl ai tavoli di programmazione sociale sul territorio, con i Comuni. Ma ci sono esperienze ancora più ai margini che non sono colte, vivono in una dimensione di bisogno nascosta. La detenzione è “Un mondo dentro un altro mondo”. Se l’esperienza del lavoro è costitutiva della persona, fondamentale per la sua crescita, determinante per concorrere allo sviluppo individuale oltre che della comunità, pensiamo che dal e con il lavoro si debba operare per rimuovere gli ostacoli di natura sociale ed economica per favorire un percorso di recupero, di rieducazione alla vita personale e collettiva».
«Il sistema penitenziario deve avere al centro la funzione riabilitativa della pena, nel pieno rispetto della dignità della persona – spiega Nunzio Praticò, segretario generale Funzione pubblica Cisl dei Laghi – Questo obiettivo può essere concretamente perseguito solo se si garantiscono condizioni di lavoro sicure, dignitose e valorizzate per tutto il personale che opera nelle case circondariali. Assistenti sociali, educatori, psicologi, amministrativi e tecnici svolgono un ruolo fondamentale nel percorso di reinserimento dei detenuti e rappresentano una componente essenziale della macchina penitenziaria. Investire nella loro formazione, nelle dotazioni organiche e nella sicurezza significa non solo tutelare questi lavoratori, ma anche rafforzare l’efficacia dell’intero sistema penale nella sua missione costituzionale di recupero e reintegrazione sociale».
«Purtroppo il carcere, così come si presenta oggi, a parere del sottoscritto, non è efficace nel rieducare o prevenire il crimine – spiega Giovanni Savignano, segretario generale Federazione nazionale sicurezza Cisl per i territori di Como e Varese -. La conferma di quanto da me affermato è nell’alta percentuale di recidiva. Per abbassare tale percentuale, bisogna lavorare sul soggetto detenuto ed impegnarlo nello studio e nel lavoro, solo così si riuscirà a restituire alla società un soggetto migliore, capace di rendersi conto dell’errore commesso. L’art.27 della Costituzione dice che la pena deve tendere alla “rieducazione”! Come possiamo mai rieducare una persona in strutture come quelle attuali, dove mancano gli spazi, le attività, gli educatori e, oserei dire, “manca l’aria”! Il carcere di oggi è un contenitore di problemi! Non si può dare una risposta a tutto con la detenzione. Bisogna attuare un lavoro di prevenzione per evitare che le persone varchino i cancelli del carcere. Dobbiamo pensare che, all’interno delle carceri italiane, la popolazione detenuta è composta da persone in parte con condanne definitive e in parte in attesa di giudizio. Le situazioni presenti all’interno degli istituti penitenziari sono estremamente eterogenee: ci sono giovani, adulti, donne, stranieri, persone con dipendenze o problemi psichiatrici. Questa complessità impone una gestione impegnativa e attenta, che richiede risorse umani e strutturali adeguate. Il carcere non è soltanto un luogo di privazione della libertà, ma è soprattutto lo specchio della civiltà di un Paese. Un sistema Penitenziario giusto, umano ed efficace è quello che riesce a coniugare sicurezza, legalità e rispetto della dignità della persona. La vera sfida è trasformare la pena in un’occasione di cambiamento, affinché chi ha sbagliato possa tornare a essere parte attiva e positiva della comunità».
«Sono due i motivi fondamentali che ci hanno spinto a promuovere questa mostra – spiega don Alberto Fasola, parroco di Brunate e Civiglio e assistente spirituale della Caritas diocesana -. Il principale è che il carcere è una realtà poco conosciuta e pertanto scarsamente sostenuta, pur di fronte ad un bisogno continuo di aiuto. Da qui l’urgenza di provare a raccontarla, anche attraverso i suoi protagonisti. La seconda ragione sta nelle parole e nei gesti dello scomparso papa Francesco: dalla volontà di aprire la Porta Santa all’interno di un penitenziario alla sua espressa richiesta di “forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi”. Insomma, un’apertura al mondo carcere nella sua complessità. Il nostro auspicio è che questa iniziativa alimenti interesse, attenzione e, perché no, magari faccia nascere qualche volontario in più».
L’inaugurazione della mostra è in programma lunedì 19 maggio alle ore 15, in via Recchi. Orari di visita: dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 18, accesso libero.
