Presentato a Milano il Dossier Immigrazione 2025: il 12,3% dei lombardi ha origine straniera. Le province di Como e Varese rappresentano insieme circa il 10% del totale regionale
Il 12,3% della popolazione lombarda (1.230.362) è composta da persone di origine straniera che, nella larga maggioranza, lavorano pagano le tasse, hanno una famiglia e dei figli che vanno a scuola, eppure restano ai piani bassi dell’ascensore sociale. L’immigrazione è un fenomeno strutturale, in leggera crescita (+2,3% tra 2023 e 2024), ma non c’è nessuna invasione. In numeri assoluti le province più multietniche sono quelle di Milano (oltre 495 mila), Brescia (oltre 155 mila) e Bergamo (oltre 126 mila), ma in rapporto alla popolazione spicca ancora il milanese (15,3%), con a seguire mantovano (14%), lodigiano (13%) e pavese (12,7%). La comunità più forte è quella romena, poi vengono egiziani, marocchini, albanesi e cinesi. Notevole la presenza di ucraini, in fuga dalla guerra (più di 64 mila).
È quanto emerge dal Dossier statistico sull’immigrazione, realizzato dal Centro studi IDOS, presentato a Milano su iniziativa di Anolf, Cisl e Cgil della Lombardia. Uno studio corposo che analizza il fenomeno da tutti i punti di vista, fornendo numeri veri, non falsati da letture strumentali.
Il focus su Como e Varese
Nella provincia di Como i cittadini stranieri residenti al 31 dicembre 2024 sono 50.601, pari all’8,5% della popolazione complessiva, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente. I soggiornanti non comunitari sono 37.516 (+9,4%), di cui il 41,0% con permesso di lungo periodo. Tra i permessi a termine prevalgono i motivi familiari (36,5%) e di lavoro (29,8%), seguiti dalla protezione internazionale (15,0%) e da altre motivazioni (13,4%). Nel 2024 le acquisizioni di cittadinanza sono state 1.900, con un tasso del 3,8‰, inferiore alla media regionale.
In provincia di Varese i residenti stranieri sono 79.226, corrispondenti al 9,0% della popolazione totale, con un incremento del 6,4% in un anno. I soggiornanti non comunitari ammontano a 59.749 (+2,7%), di cui il 54,2% con permesso di lungo periodo. Le principali motivazioni dei permessi a termine riguardano la famiglia (44,5%), il lavoro (27,7%) e la protezione internazionale (15,0%). Le cittadinanze acquisite nel corso del 2024 sono 3.265, pari a un tasso del 4,2‰.
Nel complesso, entrambe le province mostrano un trend di crescita e una progressiva stabilizzazione della presenza straniera: Como con un profilo ancora mobile, Varese con una componente familiare sempre più radicata.
Il commento di Maurizio Bove
«L’Italia – spiega Maurizio Bove, presidente di Anolf Lombardia – ha un bisogno crescente di giovani e di lavoratori per contrastare il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione, ma risponde con la chiusura delle frontiere e una gestione inefficace degli ingressi per lavoro, che ostacola l’immigrazione regolare invece di favorirla. E mentre l’attenzione pubblica resta concentrata sugli sbarchi, milioni di stranieri, presenza stabile e vitale nelle nostre comunità, continuano a scontare la mancanza di politiche capaci di arginare le discriminazioni e costruire veri percorsi di inclusione».
In Lombardia il 36,3% dei migranti proviene dall’Europa (il 18,9% dei quali da Paesi UE), il 25,9% dall’Asia, il 25,7% dall’Africa, il 12,1% dalle Americhe. La popolazione è relativamente giovane, con il 21% che ha meno di 18 anni e il 73,4% ha tra i 18 e i 64 anni. Oltre 957 mila hanno un regolare permesso di soggiorno, il 54% di lungo periodo. La questione non è di poco conto, perché la regolarizzazione è lo scoglio più difficile da superare per chi viene in Italia per vivere e lavorare.
«È urgente una revisione complessiva delle norme – aggiunge Bove -, rendendo permanente la possibilità di assumere dall’estero, reintroducendo lo sponsor e il visto per ricerca lavoro, favorendo la regolarizzazione di chi già vive e lavora in Italia. Ma soprattutto bisogna superare l’approccio utilitaristico all’immigrazione: non importiamo braccia, ma accogliamo persone che hanno bisogno di politiche di integrazione sociale che da troppo tempo mancano sia nella legge sia nei dibattiti pubblici e fra i partiti».
Gli occupati in Lombardia sono oltre 600 mila (il 41,5% donne), per un tasso di occupazione del 65% e di disoccupazione del 6,9% (a fronte del 3,1% fra gli italiani). Gli stranieri si concentrano nei servizi (67,6%, di cui il 12,5% nel lavoro domestico) e nell’industria (30,7%, di cui il 10,7% nelle costruzioni). Il 29,5% svolge mansioni non qualificate (il 7,1% fra gli italiani), il 30,7% sono operai o artigiani. Gli impiegati sono il 28,8%, quelli con professioni qualificate il 10,9% (il 44,4% fra gli italiani), eppure il 31,7% è sovra istruito. Il reddito medio pro-capite è di 15,901 euro molto inferiore ai 25.259 euro degli occupati totali. Crescono le imprese gestite da immigrati (131.985, pari al 14% del totale, +32,5% negli ultimi dieci anni), attive soprattutto nei settori delle costruzioni, del commercio, della ristorazione. Molti lavoratori utilizzano i guadagni per aiutare i famigliari in patria, ma le rimesse risultano in calo rispetto ai due anni precedenti. Nel 2024 dalla Lombardia sono stati inviati all’estero 1.816.121.000 euro.
Nella regione gli studenti con famiglie di origine straniera rappresentano il 17,7% del totale (oltre 236 mila). Il 67,8% è nato in Italia, con punte dell’83,9% nella scuola dell’infanzia. Negli ultimi dieci anni le iscrizioni di figli di immigrati sono aumentate del 19,9%, a fronte di una diminuzione del 5% del totale degli iscritti. Tra quelli che frequentano la scuola secondaria di II grado, il 29,6% è iscritto ad istituto professionale, il 41,9% ad uno tecnico. I liceali sono appena il 28,4%. Nel 2024 sono state concesse 57.158 cittadinanze italiane (il 26,3% del totale nazionale). Dal 2010 al 2024 in Lombardia i nuovi italiani sono 535 mila.



