COLLABORATORI SPORTIVI PRESSO LA PISCINA MANARA DI BUSTO ARSIZIO: PRIMA SENTENZA DI CONDANNA PER SPORT MANAGEMENT

COLLABORATORI SPORTIVI PRESSO LA PISCINA MANARA DI BUSTO ARSIZIO: PRIMA SENTENZA DI CONDANNA PER SPORT MANAGEMENT

È stata pubblicata la prima sentenza di condanna per SPORT MANAGEMENT in favore di un lavoratore assunto come collaboratore sportivo presso la piscina Manara di Busto Arsizio, emessa dal Tribunale di Busto Arsizio.

La Vicenda della piscina “MANARA” (gestione Sport Management)

FELSA CISL Lombardia con ufficio vertenze CISL dei Laghi, segue la vicenda dei collaboratori sportivi presso la Piscina Manara di Busto da diversi anni. Fino al 2014 chi lavorava in piscina era assunto da AGESP con un contratto subordinato che garantiva importanti tutele e garanzie. Con il cambio di appalto nel 2014 e il passaggio a Sport Management, le stesse persone impiegate vennero prese con contratto di collaborazione sportiva, perdendo quindi le tutele del rapporto subordinato (malattia, infortunio, maternità, contributi, etc.) e del CCNL (salario minimo, vacanze, orari, diritti sindacali). Nonostante questo, il rapporto di fiducia e di affezione e dedizione alla struttura, porta quasi tutti ad accettare facendo buon viso a cattivo gioco.
Di fatto dal 2014 SM gestisce la piscina Manara con 1 solo dipendente (il direttore) mentre tutti gli altri lavoratori erano impiegati con contratto di collaborazione sportiva, dai bagnini ai manutentori, dalle receptionist agli istruttori. In tutto circa 15 persone fisse più gli stagionali per il periodo estivo. Una situazione francamente assurda e difficilmente giustificabile a cui abbiamo chiesto spiegazioni anche al comune di Busto Arsizio, proprietario dell’impianto. Nonostante le manifestazioni di vicinanza e solidarietà dell’assessore Rogora, non abbiamo mai riscontrato la volontà del comune di entrare nel merito delle decisioni del gestore in materia di personale in quanto il bando (colpevolmente, a nostro avviso) non prevedeva vincoli particolari.
Da febbraio 2020 con l’inizio della pandemia e la chiusura degli impianti sportivi, i collaboratori della piscina si sono trovati improvvisamente senza impiego, senza tutele (NASPI, Cassa integrazione…) e senza la garanzia di continuità lavorativa. Come FELSA Lombardia abbiamo subito cercato con SM un confronto per cercare di capire come poter dare garanzie e sicurezze a chi per anni ha dato un contributo fondamentale e che si trovava improvvisamente senza nulla. Purtroppo, non c’è stata alcuna possibilità di intavolare un confronto con SM, che si è sempre chiusa dietro al fatto che per i collaboratori la legge non prevede le garanzie che chiedevamo. L’unico sollievo arrivato sono stati quindi i bonus stanziati da agosto 2020 in poi con i decreti ristori e sostegni.
Nel 2021 SM avvia la cessione degli impianti all’azienda spagnola PRIME (oggi Forus Italia). Ovviamente la legge sui cambi di appalti prevede il mantenimento dell’organico, dunque l’obbligo per l’acquirente di mantenere i dipendenti. I “collaboratori” però non sono “dipendenti”. Subito cerchiamo un contatto con PRIME per provare a ottenere garanzie di organico. L’azienda ci ha ricevuto dimostrando maggior propensione al confronto rispetto a SM, ma non ha voluto aprire a garanzie, rivendicando il fatto di non avere vincoli verso i collaboratori, se non una generica disponibilità a “valutare” i profili. Alcuni collaboratori sono stati infatti assorbiti nell’organico di PRIME, ma la maggior parte no, a discrezione del nuovo proprietario.

L’azione legale

Uno dei collaboratori coinvolti ha chiesto a FELSA Lombardia di patrocinare un’azione legale nei confronti di SM per il riconoscimento del rapporto di subordinazione con SM dal 2015 e chiedere quindi l’accertamento dell’illegittimità dei contratti di collaborazione sportiva intercorsi con la SM in questi anni ed il riconoscimento della natura subordinata del rapporto di lavoro. Una vertenza complicata, durata diversi mesi che ha seguito l’ufficio vertenze CISL dei Laghi prima, e l’Avv. Claudio Pasquini, del Foro di Busto Arsizio poi, che ringraziamo molto per l’impegno profuso e per il risultato ottenuto. 

Con sentenza n. 248/2022 del 12/07/2022 il giudice del lavoro del Tribunale di Busto Arsizio Dott.ssa La Russa ha accolto completamente le nostre istanze, dichiarando la natura subordinata del rapporto di lavoro tra il ricorrente e Sport Management e l’illegittimità di tutti i contratti di lavoro sottoscritti tra le medesime parti, con conseguente conversione degli stessi in un contratto di lavoro di natura subordinata a tempo indeterminato, e condannando SM al pagamento dell’importo di € 102.153,72 a titolo di differenze retributive dovute maturate dal ricorrente in virtù dell’inquadramento allo stesso spettante e delle ore di lavoro svolte. Purtroppo, SM ha depositato istanza di concordato preventivo, al momento al vaglio del Tribunale di Verona e, quindi, non è dato sapere se il lavoratore riceverà questi soldi. 

Con il riconoscimento del carattere subordinato della prestazione lavorativa potremo però colmare le lacune contributive con l’INPS, dando al lavoratore un futuro pensionistico più solido.

Ovviamente nessuno potrà restituire al lavoratore il lavoro che ha perso, dedicando alla piscina gran parte della sua vita fino a sentirla “casa sua”.

La necessità di una Riforma del lavoro sportivo

La situazione che abbiamo seguito alla Manara di Busto Arsizio non è l’eccezione, ma purtroppo la regola. Chi lavora in impianti sportivi quasi sempre viene assunto con contratto di collaborazione sportiva, anche per lo svolgimento di mansioni che nulla hanno a che vedere con l’attività sportiva. Una forma giuridica nata per “regolarizzare” tutte le persone che a vario titolo svolgono attività “accessorie” nelle società dilettantistiche, ma che è stata palesemente abusata, diventando la regola e non più uno strumento mirato. Con la Pandemia il governo ha riconosciuto bonus a più di 300’000 collaboratori sportivi in Italia. 300’000 persone che quindi avevano come unica forma di reddito una collaborazione sportiva con una società dilettantistica e che si son trovati senza reddito con il lockdown. Una fotografia lampante di una situazione fuori controllo con gravi abusi.

La FELSA CISL da ormai diversi anni è promotrice, con altre sigle sindacali, della necessità di una riforma del lavoro sportivo che metta ordine nel mondo dello sport, andando a definire con chiarezza i limiti delle collaborazioni e a stabilire regole chiare. 

Dichiarazione del segretario nazionale FELSA CISL Luca Barilà: “Non è più rinviabile una vera riforma del settore, da concertare con le parti sociali e che metta al centro innanzitutto le tutele dei lavoratori, a partire da quelle basilari come forme contrattuali ben definite, previdenza e sicurezza. Oggi siamo ancora ad un punto morto: è da oltre un anno che tentiamo invano di avviare un confronto di merito con la Sottosegretaria con delega allo Sport, Valentina Vezzali. Abbiamo lavorato in tutti questi mesi per costruire garanzie adeguate, e continuiamo a leggere di nuove ulteriori proposte che però non nascono da un reale è aperto confronto con le organizzazioni sindacali. Serve una riforma vera e concertata in tempi rapidi che permetta di uscire dal grigio tanto lavoratori”.

L’auspicio

FELSA Lombardia confida che questa vicenda possa essere emblematica e rilanci un serio confronto sulla condizione dei lavoratori nel mondo dello sport a livello locale ma anche regionale e nazionale. In particolare, auspichiamo che le esternazioni di chi oggi parla di sport in campagna elettorale portino davvero ad un impegno serio verso questo mondo e non vanifichino, ma valorizzino, il faticoso lavoro di questi anni nella definizione di un disegno di legge che prova a mettere ordine in questa giungla.

Questa vicenda però dimostra come non bastino leggi e normative a dare garanzie, ma occorre promuovere tra i lavoratori la conoscenza dei propri diritti e dare loro forza e strumenti affinché possano rivendicare condizioni eque di lavoro e ottenere la corretta applicazione delle regole che già esistono. Questa vicenda ci dà forza per proseguire il nostro lavoro quotidiano, e speriamo spinga tanti collaboratori a non arrendersi alle circostanze, cercare il supporto dei sindacati, e FELSA in particolare, per verificare la corretta applicazione delle normative e rivendicare i propri diritti.

Dichiarazione del segretario generale FELSA LOMBARDIA Guido Fratta: “riteniamo che la sentenza faccia giustizia rispetto all’uso distorto delle collaborazioni sportive, spesso utilizzate allo scopo di minimizzare il costo del lavoro a scapito di diritti e tutele. Sono orgoglioso dell’azione promossa dalla FELSA CISL dei Laghi e dal suo coordinatore Alberto Trevisan, con il prezioso supporto dell’Uff. vertenze CISL dei Laghi”

 

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