CANDIDATURA MEDICI ITALIANI A PREMIO NOBEL: “LO SFORZO E IL SACRIFICIO DI TANTI NON È PASSATO INOSSERVATO”

CANDIDATURA MEDICI ITALIANI A PREMIO NOBEL: “LO SFORZO E IL SACRIFICIO DI TANTI NON È PASSATO INOSSERVATO”

 

CANDIDATURA MEDICI ITALIANI A PREMIO NOBEL, CISL MEDICI LOMBARDIA: “LO SFORZO E IL SACRIFICIO DI TANTI NON È PASSATO INOSSERVATO. ESIGIAMO UN CAMBIO DI ROTTA NELLA SANITA’ PUBBLICA” 

“Già solo il fatto che la candidatura per il premio Nobel ai medici italiani sia stata accettata è una vittoria che evidenzia come lo sforzo e il sacrificio di tanti soprattutto nel primo periodo della pandemia non è passata inosservata nel mondo”.

Così Danilo Mazzacane, segretario generale della Cisl Medici Lombardia. ”Essere candidati al Nobel per la Pace 2021 a seguito dell’emergenza Covid-19 del 2020 offre un’occasione in più per non dimenticare tutti gli operatori sanitari, medici e altre professionalità sanitarie italiani, tenuto conto  che la motivazione è la seguente: Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria, nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro”. Non ci sono precedenti, non era mai accaduto che il personale sanitario di una nazione ricevesse una candidatura al Nobel per la pace che viene assegnato a Oslo, in Norvegia ogni anno dal 1901, per volere del suo fondatore, Alfred Nobel. “In ogni attività lavorativa conta la capacità organizzativa dei dirigenti e la fidelizzazione del personale, che non è possibile con un regime contrattuale improntato sulla precarietà del posto di lavoro – sottolinea Mazzacane -. Eppure senza risorse adeguate, senza informazioni sul virus, con una grande energia e dedizione migliaia di medici, infermieri ed operatori sanitari tutti, hanno cercato di fare il possibile, armati si può dire solo del loro coraggio, del loro spirito di abnegazione e del giuramento di Ippocrate. Ora non dobbiamo dimenticare chi è deceduto tra i nostri 340 colleghi, ma dobbiamo soprattutto onorare il loro sacrificio esigendo un cambio di rotta nella sanità pubblica, visto che i fondi ora ci sono e occorre solo evitare gli errori compiuti nel recente passato da chi doveva organizzare e governare la sanità”.

 

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