Contessa: «La tassa sulla salute per i frontalieri? Norma assurda e lacunosa da togliere»

Contessa: «La tassa sulla salute per i frontalieri? Norma assurda e lacunosa da togliere»

La tassa sulla salute per i frontalieri è al centro del dibattito politico sia sul piano locale che nazionale. Lo scorso 15 febbraio il tema è stato affrontato dall’assemblea internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri tenutasi a Varese.

Per approfondire l’argomento abbiamo parlato con Marco Contessa, responsabile nazionale Cisl frontalieri e Coordinatore nazionale dei Consigli sindacali interregionali per la Cisl.
Quali conseguenze porterà per i “vecchi frontalieri” l’introduzione della tassa sulla sanità inclusa nella legge di bilancio 2024?
«Innanzi tutto, ribadiamo con forza la nostra contrarietà e la presunta illegittimità della norma, che finora ha generato solo malumori e disorientamento. Sarà la Corte Costituzionale a dare valore a questa nostra convinzione. Questo perché non si è mai vista una norma impositiva che viene introdotta senza aver definito chi deve pagare, quanto e come. Si tratta, insomma, di una disposizione che ha notevoli lacune che, finalmente, ora non vediamo solo noi, ma anche parte della politica, e della stessa maggioranza. Ribadito questo, la tassa dovrebbe portare l’obbligo di pagare una somma di circa 120-150€ al mese a decorrere dal periodo di imposta 2024.
La cosa assurda è che, come dicevo, ammettendo il caso vi fosse un lavoratore che volesse pagare, perché lo dice una Legge dello Stato, ad oggi non saprebbe né quanto, né come».
E quindi i lavoratori cosa devono fare?
«A mio avviso, in questo momento i lavoratori non devono fare assolutamente nulla, fintanto che Stato e Regioni non adotteranno provvedimenti ufficiali. Di chiacchiere ne abbiamo sentite troppe. Basti solo pensare che le stesse Regioni interessate non sono d’accordo. Noi, nel frattempo, porteremo tutte le nostre istanze nell’Assemblea Internazionale di sabato 15 febbraio a Varese e poi al Tavolo interministeriale nazionale il 24 febbraio, finalmente convocato dal ministero del Lavoro».
Di quali temi si parlerà al Tavolo Interministeriale?
«Siamo stati noi a richiederne la convocazione, per la prima volta a febbraio 2024.
Oggi tutti se ne danno il merito, ma ritengo che a smuovere il tutto sia stata la determinazione della nostra azione che, come sempre, ha espresso sia analisi politiche che di merito. Nella riunione proveremo a mettere in agenda tutti i temi, a partire dalla necessità che l’azione dei singoli stati non vada a indebolire o inficiare l’accordo internazionale firmato, portando con sé le conseguenze evidenti: una situazione caotica».
Quali le proposte del sindacato?
«Le proposte del sindacato sono semplici: ritirare la tassa della salute. Se il problema, come ha avuto modo di esprimere il ministro Giorgetti, è che qualcuno debba pagare la sanità per i lavoratori vecchi frontalieri, la soluzione è cristallina: si utilizzi il denaro dei ristorni, ovvero delle tasse che i lavoratori frontalieri pagano in Svizzera e tornano in Italia. Se, come si è più volte detto, l’obiettivo è quello di pagare meglio e di più gli infermieri e i medici penso che non ci saranno problemi».
Quali sono le istanze al centro della manifestazione del prossimo 15 febbraio?
«Ovviamente non c’è solo la tassa della salute ma anche tutte le altre tematiche che, anche grazie all’assenza di confronto internazionale, si sono notevolmente complicate: assegno unico, Naspi, telelavoro, comuni di confine e tutte le casistiche applicative che derivano dall’applicazione unilaterale degli accordi o leggi».
Quali sono le novità su indennità di disoccupazione e gli assegni familiari per i lavoratori frontalieri?
«Sulla Naspi continuiamo ad attendere l’applicazione della Legge 83/23 che ne prevede la maggiorazione per i primi mesi di fruizione. La norma pare chiarissima ,ma purtroppo l’Inps non la applica, perché le casse Svizzere non forniscono le informazioni necessarie. Sugli assegni familiari, invece, continua da ormai tre anni la discussione tra Italia e Svizzera circa il merito del nostro assegno unico che di fatto impedisce a molti lavoratori di percepire tutt’oggi gli assegni familiari in Svizzera».
In quali settori economici la presenza di lavoratori frontalieri è ancora fondamentale?
«Penso che in particolar modo il Canton Ticino, nonostante alcune campagne populiste sempre presenti, oggi, non possa immaginare un presente o un futuro senza lavoratori frontalieri. Gli oltre 90.000 frontalieri presenti, di fatto, costituiscono una risorsa-lavoro fondamentale. Lo stesso vale per territori come Como e Varese in particolar modo, sia perché il mercato del lavoro del territorio non sarebbe in grado di assorbire i lavoratori e sia perché, come ben si sa, vi sarebbe un notevole calo del potere reddituale delle famiglie. I settori principali restano edilizia, turismo e commercio, ma sempre più stanno prendendo piede anche altre professioni. Nonostante la nuova legge preveda una tassazione molto meno favorevole per i nuovi frontalieri, i numeri dal luglio 2023 sono sostanzialmente stabili».