Scuole: dopo l’incontro con il sindaco di Como, il commento di Cgil, Cisl e Uil: «Un’occasione mancata»

Scuole: dopo l’incontro con il sindaco di Como, il commento di Cgil, Cisl e Uil: «Un’occasione mancata»

Di seguito la nota, a firma di Daniele Magon (Cisl dei Laghi), Sandro Estelli (Cgil Como) e Dario Esposito (Uil Lario) dopo l’incontro di Cgil, Cisl e Uil con il sindaco di Como Alessandro Rapinese di lunedì 14 ottobre.

“L’incontro con il Sindaco, tanto atteso, si è rivelato un’occasione mancata. Al di là delle apparenze, non è emersa una reale volontà di confrontarsi in modo costruttivo sulle problematiche che affliggono il nostro sistema scolastico. Il tema dell’istruzione è stato banalizzato, ridotto a una mera questione di bilanci, senza considerare l’impatto che queste scelte hanno sulla vita dei nostri giovani e delle loro famiglie.
Ed anche prendendo a riferimento i numeri non quadra il discorso della Giunta Comunale: un avanzo libero di 23 milioni di euro, sul rendiconto del 2023, non viene considerato sufficiente per far fronte alle opere di manutenzione in 8 plessi scolastici. La disponibilità di spesa del Comune viene indirizzata, nelle parole del Sindaco, su progetti che ancora non hanno visto né la messa in opera né l’ideazione. Mentre quindi si fantastica su come investire e non si sa se e quando questo avverrà mai, l’unica certezza è che la Giunta decide che le scuole non siano una priorità nelle voci di spesa.
I dati sono impietosi: Como si colloca al terz’ultimo posto in Lombardia per percentuale di spesa sul bilancio destinata all’istruzione (Missione 4), fermandosi al 9% contro una media regionale del 10,2% e una media nazionale del 9,4%. Ciò significa che il nostro Comune investe meno rispetto ad altri territori, sottraendo risorse fondamentali al futuro dei nostri ragazzi.
Anche la spesa pro capite per i ragazzi sotto i 15 anni è allarmante: a Como si spendono 948 euro, una cifra nettamente inferiore alla media regionale di 1.245 euro e ben lontana dai 1.926 euro di Brescia, eccellenza lombarda. Questi numeri dimostrano chiaramente come l’istruzione a Como sia considerata una voce di spesa secondaria, a discapito del benessere dei nostri giovani e delle loro famiglie.
La decisione di chiudere le scuole e spostare gli alunni, presa con estrema leggerezza e senza considerare le conseguenze per le famiglie e la qualità dell’insegnamento, dimostra una preoccupante superficialità da parte di questa amministrazione comunale nell’affrontare le questioni relative all’istruzione.
Anche il tema del calo demografico, unica motivazione restante per noi resta non condivisibile: alcuni dei plessi scolastici oggetto della decisione draconiana di chiusura hanno addirittura le liste di attesa. Per gli altri plessi noi continuiamo a sottolineare che decidere di togliere servizi alla città non invertirà il calo delle nascite ma produrrà esattamente l’effetto opposto: sempre più coppie troveranno meno conveniente vivere nel capoluogo di provincia che già sconta l’assenza di una politica amministrativa sul problema casa, parcheggi e su una mobilità che rende difficile conciliare vita e lavoro.
In questo contesto, appare evidente una contraddizione nelle parole del Sindaco Rapinese, che il 2 giugno, in occasione della festa della Repubblica, dichiarava: «Mi chiedo cosa sia la Repubblica per me». E rispondeva: «È l’ospedale dove sono nato in sicurezza». Ma è anche quella realtà che «mi ha consentito di avere decine di maestri e professori, neanche fossi un re» perché «per la Repubblica chiunque di noi è il più importante» e «la Repubblica ti fa sentire un re». E poi «sa come comporre le liti» e «se mi serve aiuto c’è e accorre ovunque io mi trovi». Parole che oggi suonano stridenti, di fronte alla scelta di non ascoltare le esigenze delle famiglie e degli studenti comaschi. Dunque ci chiediamo cosa sia cambiato dal 2 giugno ad oggi.
Parole che risultano ancor più stridenti visto che le scelte compiute, in spregio allo stesso D.U.P. (documento unico di programmazione) approvato dalla Giunta, sono state comunicate agli Istituti interessati prima ancora di avviare un confronto col territorio che potesse conciliare la visione politica di Rapinese con le esigenze di famiglie e lavoratori. Difatti il Piano di Organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche risale ad inizio settembre e solo dopo oltre un mese, e varie sollecitazioni, il Sindaco ha deciso di avviare degli incontri.
Ed anche qui: che fine faranno gli investimenti del PNRR, comunali e del FESR, che sono intervenuti per centinaia di migliaia di euro, anche negli anni di competenza di questa amministrazione, in alcuni dei plessi coinvolti? Sarà l’ennesimo spreco di denaro pubblico?
La CGIL di Como, la CISL dei Laghi, La UIL Lario ribadiscono con forza la necessità di una politica scolastica che ponga al centro i bisogni dei giovani e delle loro famiglie. Chiediamo un confronto serio e trasparente con l’Amministrazione comunale, affinché si possano trovare soluzioni concrete per garantire a tutti gli alunni comaschi il diritto a un’istruzione di qualità, accessibile e vicina alle loro case. Non possiamo permettere che Como perda presidi di quartiere che oggi le garantiscono di essere un città viva ed inclusiva in nome di un mero calcolo economico.
Non accettiamo l’idea, più o meno esplicita, che Como diventi una nuova Venezia a vocazione esclusiva dei soggiorni brevi e che non lasci più spazio alla comunità locale.
Queste decisioni inoltre non tengono conto che le scuole sono comunità fatte non solo di alunni ma anche di lavoratori il cui posto di lavoro viene messo a rischio.
È ora di invertire questa tendenza e di fare dell’istruzione una priorità assoluta. Chiediamo all’Amministrazione comunale di aumentare le risorse destinate alla scuola, di garantire edifici sicuri e adeguati pensati come servizio vicino alle famiglie, di potenziare l’offerta formativa e di ascoltare le esigenze degli studenti e delle loro famiglie”.