STRAGE NELLE RSA: LA DENUNCIA DI CGIL CISL UIL IN UNA LETTERA AI SINDACI DELLA PROVINCIA DI VARESE
Il Segretario generale Cgil Varese, Umberto Colombo, il Segretario generale Uil Varese, Antonio Massafra, il Reggente Cisl dei Laghi, Francesco Diomaiuta, insieme alle categorie sindacali dei Pensionati, del Pubblico impiego, dei Medici e del Personale di mense, pulizie e appalti, scendono ancora in campo con una lettera inviata ai Sindaci della provincia di Varese sulla drammatica situazione che si sta verificando all’interno di Rsa, Rsd e altre strutture Socio-Sanitarie del territorio. Oltre 100 strutture sparse su tutto il territorio, con 5500 posti letto e circa 5000 dipendenti, escluso servizi di cucina e pulizia ed eventuali ulteriori servizi appaltati a terzi.
“Nonostante da settimane le RSA, le RSD e le altre strutture si siano poste in auto isolamento con il divieto assoluto di accesso ai parenti, in alcuni casi anche prima che fossero i decreti a disporlo, le persone si ammalano lo stesso e muoiono”, denunciano i tre leader sindacali. “Ci viene inoltre segnalato che a fronte di evidenti sintomi, accertati dai medici delle strutture, i tamponi non vengono eseguiti e gli ospedali non eseguono il ricovero delle persone provenienti da RSA e RSD con sospetto COVID-19, con il conseguente rischio che l’infezione si propaghi agli altri ospiti e al personale”.
“L’ ATS Insubria – continuano Colombo, Diomaiuta e Massafra – sta intervenendo con inaccettabile ritardo: allo stato attuale, a distanza di oltre un mese dall’inizio della pandemia, non sono stati organizzati laboratori per l’analisi dei tamponi in numero sufficiente a garantire una adeguata ricognizione delle strutture socio-sanitarie del nostro territorio. Prova ne è il fatto che presso la Fondazione Istituto Sacra Famiglia di Cocquio Trevisago, solo dopo l’intervento del Sindaco e a epidemia conclamata ATS ha eseguito i tamponi a tutti gli ospiti e al personale. Tamponi che, per quanto riguarda il personale, sono stati analizzati in un laboratorio di Pavia e refertati solo dopo una settimana. Non è però l’unico caso”.
Proseguono i Segretari territoriali di Cgil Cisl Uil: “Fondazione Renato Piatti ha dovuto provvedere autonomamente ed a proprio carico ai tamponi per i propri ospiti residenti nelle strutture residenziali di Varese-San Fermo e Sesto Calende. Nonostante infatti a San Fermo si siano registrati casi sia tra i ragazzi che tra gli operatori da più di dieci giorni, solo ieri ATS ha disposto l’esecuzione di 20 tamponi. In una struttura, quella di San Fermo, che ospita 60 ragazzi disabili”.
“La carenza di personale dell’ATS e la mancata richiesta di potenziamento – dichiarano Colombo, Diomaiuta e Massafra – hanno determinato una situazione paradossale: solamente due persone su tutta la provincia possono effettuare il tampone. Di questo passo ci vorranno settimane per avere un quadro completo delle strutture residenziali rispetto all’estensione dell’epidemia, con rischi per la popolazione tutta”.
“Fatichiamo a comprendere come molte Amministrazioni Locali – si rivolgono ai Sindaci, i sindacati confederali del territorio – siano in grado di distribuire mascherine alla popolazione, mentre nelle strutture socio sanitarie, ove il Virus è entrato e sta decimando la popolazione anziana, non ci sono le dotazioni prescritte per l’emergenza. Sarà per Voi cosa nota la difficoltà nell’approvvigionamento dei Dispositivi di Protezione Individuali, su cui vorremmo comunque chiederVi il mantenimento di un ruolo attivo di vigilanza come Rappresentante dello Stato sul Territorio esteso a tutte le realtà sanitarie, sociosanitarie e assistenziali, pubbliche e private”.
Infine una serie di richieste sono rivolte ai Sindaci come Autorità Sanitarie Locali:
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di intervenire, attraverso una sorveglianza attiva, sul reperimento, distribuzione e l’uso dei DPI KIT SARS-COV-2, mascherine facciali filtranti (FFP2 o FFP3) in tutte le realtà sanitarie, sociosanitarie e assistenziali, anche predisponendo gli opportuni controlli;
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Intervenire presso la Protezione Civile per il reperimento dei DPI per rifornire le strutture Socio Sanitarie;
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di predisporre di concerto con l’ATS Insubria una campagna di tamponi “a tappeto”, su operatori, ospiti e pazienti, da ripetersi nel tempo, per avere una fotografia sempre aggiornata della situazione, fermando così il contagio sul nascere, evitando così un “epidemia tra gli operatori” e “una strage tra gli ospiti” che in alcune RSA della nostra provincia è purtroppo una già triste realtà;
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Ricevere informazioni sul numero dei contagiati e/o sospetti e dei decessi nelle singole RSA, RSD e altre strutture Socio-Sanitarie;
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Disporre, attraverso la collaborazione con la Protezione Civile, la requisizione di stabili sfitti, alberghi vuoti (magari attraverso il riconoscimento di una quota agli stessi per non aggravare il dramma sociale che già viviamo) e ogni struttura atta ad ospitare i dipendenti di tutte queste realtà che non hanno la possibilità di autoisolarsi dai propri cari, vivendo spesso in case di dimensioni medie;
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Utilizzare il medesimo strumento per favorire la creazione di ambienti di quarantena protetta, senza il rischio di estendere il contagio per i propri cari, essendo stata più volte indicata la quarantena domestica come strumento inadeguato.