Cgil, Cisl, Uil : “Inadeguata e carente di una visione del Paese. Al via le assemblee nei luoghi di lavoro con le controproposte del sindacato”
22 Ottobre 2018 – Cgil, Cisl e Uil hanno riunito oggi a Roma gli Esecutivi nazionali per valutare il Def, la legge di Bilancio 2019 e presentare le loro proposte per la crescita e lo sviluppo del Paese. Duro il giudizio espresso sulla manovra del Governo che “mostra elementi di inadeguatezza ed è carente di una visione del Paese”. Le proposte delle tre Confederazioni contenute in una piattaforma rivendicativa approvata oggi dagli esecutivi unitari, verranno arricchite e discusse con i lavoratori, le lavoratrici, le pensionate e i pensionati in tante assemblee nei luoghi di lavoro e negli attivi unitari in tutti i territori, con l’intento di offrire al Governo quel “disegno strategico” che manca al rilancio del Paese ed aprire un confronto con l’Esecutivo. Nel frattempo Cgil Cisl e Uil si dicono pronte a sostenere le proprie proposte per la legge di bilancio anche “con le forme e gli strumenti propri dell’esperienza sindacale”. Nella manovra, fanno notare i sindacati “mancano le risorse per gli investimenti, si preannunciano ulteriori tagli e si introducono misure che non determinano creazione di lavoro ma rischiano di rappresentare mere politiche di assistenza. L’ utilizzo degli oltre 22 miliardi di spesa previsti in deficit, deve quindi mirare a nuove politiche che mettano al centro il lavoro e la sua qualità, in particolare per i giovani e le donne e che siano in grado di contrastare l’esclusione sociale e la povertà”. necessario inoltre “puntare su processi redistributivi e di coesione nel Mezzogiorno”. Quanto al reddito di cittadinanza i sindacati sottolineano come il contrasto alla povertà sia “senza dubbio una priorità per il Paese, ma” che “la povertà non si combatte se non c’è lavoro e non si rafforzano le grandi reti pubbliche del paese: sanità, istruzione e servizi all’infanzia e assistenza”. Circa il capitolo previdenza per Cgil, Cisl, Uil “è positiva l’apertura di una base di confronto su quota 100, ma manca qualunque riferimento alla pensione di garanzia per i giovani, agli interventi a favore delle donne, ai lavoratori precoci e lavori gravosi e la separazione tra previdenza e assistenza”. Per i giovani i sindacati chiedono una ‘pensione contributiva di garanzia’ da calcolare non solo in base al numero di anni di lavoro e contributi versati, ma anche dei periodi di formazione e di quelli di bassa retribuzioni: per le donne, le più penalizzate da quota 100, il riconoscimento di dodici mesi di anticipo per ogni figlio e il riconoscimento del lavoro di cura svolto in famiglia. C’è poi il capitolo investimenti pubblici, gli unici in grado di creare sviluppo e attivare occupazione, che dovranno salire fino al 6% de. Confermata la richiesta dei 41 anni di contribuzione per andare in pensione a prescindere dall”età e lo stop al meccanismo automatico di adeguamento alle aspettative di vita. Cgil, Cisl, Uil critiche anche sul versante fiscale poiché “si sceglie di introdurre un nuovo condono premiando gli evasori e non si riduce il cuneo fiscale per i lavoratori e per i pensionati, non si prevedono né una maggiore progressività delle imposte e interventi sui patrimoni dei più ricchi e non si programma un deciso contrasto all’evasione”. Le tre confederazioni chiedono quindi la creazione di ”un’agenzia dedicata esclusivamente all”accertamento ed al monitoraggio della riscossione; l”estensione della ritenuta alla fonte anche per i redditi da lavoro autonomo, e l”introduzione di detrazioni per i servizi alle famiglie. Rendere tracciabili tutti i pagamenti con la moneta elettronica portando a 1.000 euro il limite per i pagamenti in contanti e stabilire ”’una regola d”oro” per cui tutti i redditi siano controllati almeno una volta ogni 5 anni. E ancora: stop alla flat tax ,”’sbagliata ed iniqua”’, e aumentare ”’significativamente” le detrazioni sui redditi da lavoro dipendente e da pensione con un meccanismo che riconosca un credito d”imposta anche agli incapienti; introdurre infine un nuovo assegno familiare universale con cui unificare l”assegno al nucleo familiare e le detrazioni per familiari a carico. E poi l’Europa: per il sindacato il confronto con l’Europa sulla manovra “dovrebbe essere caratterizzato piu’ che da atteggiamenti strumentali spesso reciproci e da tensioni antieuropeiste, da una grande e seria battaglia per cambiare lo statuto economico europeo e le politiche economiche attraverso lo scomputo delle spese per investimenti materiali e sociali dal deficit, l’aumento delle risorse europee per gli investimenti; per la sostenibilita’ ambientale e per le politiche di coesione”.Le tre confederazioni infine sottolineano la necessità di “ripartire dalla coesione, dall’inclusione e dall’integrazione, antidoti alle paure dell’altro, perche’ soltanto una buona politica di accoglienza, equa, solidale e sostenibile puo’ permettere una corretta integrazione, mettendo l’Italia al riparo da possibili degenerazioni razziste e xenofobe”.
Sindacati: mancano sviluppo e lavoro È mancato il confronto. Mancano interventi strutturali per lo sviluppo e la crescita. Mancano gli investimenti. Tra le poche risorse destinate a ridurre le tasse, non c’è niente per il lavoro. I sindacati riuniscono gli esecutivi unitari e fanno il punto sulla manovra in un documento comune, senza lesinare critiche. A partire dal metodo: il confronto, finora completamente assente, deve partire subito. C’è ancora spazio per correggere una finanziaria che, “pur rappresentando una prima inversione di tendenza” rispetto all’austerity, “mostra elementi di inadeguatezza ed è carente di una visione del Paese e di un disegno strategico capace di ricomporre e rilanciare le politiche per lo sviluppo sostenibile e il lavoro”. Manca la visione. E così, anche interventi condivisibili finiscono per risultare monchi. Quelli previdenziali ne sono un esempio. L’apertura di una base di confronto su quota 100 è giudicata “positiva”, ma, sottolineano Cgil Cisl e Uil, manca“ qualunque riferimento alla pensione di garanzia per i giovani, agli interventi in favore delle donne, ai lavoratori precoci e lavori gravosi e alla separazione tra previdenza e assistenza”. Se sul fronte pensioni i sindacati hanno molte riserve, su quello fiscale ne hanno meno: la bocciatura è netta. Le misure del governo “sono inique e sbagliate”. “Si sceglie di introdurre un nuovo condono premiando gli evasori – attaccano i sindacati – e non si riduce l’eccessiva pressione fiscale per i lavoratori e per i pensionati, non si prevedono né una maggiore progressività delle imposte né interventi sui patrimoni dei più ricchi e non si programma un deciso contrasto all’evasione”. Le poche risorse destinate al fisco, sono indirizzate male. “Nel capitolo fisco c’è il condono, ma non c’è un euro dedicato ai lavoratori dipendenti e ai pensionati – evidenzia la segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan -. L’impostazione fiscale è assolutamente da cambiare”. Il lavoro, dunque, è clamorosamente assente dalla manovra. E non solo sul fronte fiscale. “Mancano le risorse per gli investimenti – attaccano i sindacati -, si preannunciano ulteriori tagli e si introducono misure che non determinano creazione di lavoro, ma rischiano di rappresentare mere politiche di assistenza”. In un’ottica di sviluppo, i sindacati tornano a chiedere di ridurre il costo del lavoro a tempo indeterminato riducendo “stabilmente” il cuneo contributivo-fiscale” e di “stanziare le risorse per il rinnovo dei contratti della Pubblica amministrazione”.