La Cisl dei Laghi partecipa al 5°Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile
Lo scorso 20 settembre Cisl dei Laghi ha preso parte alla giornata varesina del 5° Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile presso il Palazzo della Camera di Commercio: un’occasione per incontrare il mondo di scienza e cultura ed esplorare il suo contributo fondamentale all’innovazione, alla crescita della consapevolezza ed a promuovere un cambiamento dei comportamenti.
Nel panel pomeridiano, inoltre, ha partecipato la Segretaria organizzativa Paola Gilardoni, con un intervento dal titolo “Percorsi di “giusta transizione” del lavoro per uno sviluppo sostenibile.
Riportiamo qui una sintesi del suo intervento.
Il passaggio da un sistema di economia lineare a circolare, è strumento chiave per velocizzare il percorso di decarbonizzazione, dentro un quadro di regolamentazione europeo e nazionale, ma anche regionale.
L’esigenza di assumere piani di mitigazione climatica, ovvero di riduzione delle emissioni di gas climalteranti è ineludibile. Eventi atmosferici estremi che colpiscono i territori producono danni ingenti alle comunità, all’economia, mettono a rischio la vita delle persone.
Colpiscono le drammatiche immagini relative all’alluvione che ancora oggi colpisce l’Emilia Romagna, dopo quella del maggio 2023, come anche il ricordo della recente tempesta Boris che ha portato piogge torrenziali nella regione dell’Europa centrale, in Austria, Repubblica Ceca, Ungheria e Germania meridionale. Particolarmente grave è stata la crisi idrica dovuta alla siccità che ha interessato le regioni del sud Italia questa estate.
Obiettivo dell’intervento al V Forum regionale per lo sviluppo sostenibile era di fornire un contributo di riflessione per concorrere a delineare una policy sul lavoro che accompagni i processi di transizione ecologica, la decarbonizzazione del sistema economico e il passaggio ad una economica circolare, con lo scopo di perseguire obiettivi di sostenibilità sociale.
Nella consapevolezza che il percorso di transizione ecologica, coinvolgerà settori e filiere produttive, come sindacato riteniamo che sia assolutamente necessario valutare anticipatamente gli effetti occupazionali e sociali e le nuove opportunità professionali, connesse a tali processi. Una preoccupazione che nel dibattito spesso emerge attiene alla compatibilità tra sviluppo economico ed esigenza di tutela ambientale, senza che si possano creare squilibri sociali. e di gap di competitività. Una sollecitazione che va presa seriamente come anche i costi di inazione, ovvero l’impatto economico globale derivante dai cambiamenti climatici.
Per affrontare il percorso di transizione, nella sua complessità, si richiede la condivisione di convincimenti e riferimenti culturali che possano meglio orientare le scelte. Il significato di “cura del lavoro” ritengo possa essere utilmente considerato assumendo a riferimento i principi di “ecologia integrale” proposti dall’Enciclica Laudato Si, partendo proprio dalla relazione che lega la dimensione ambientale, a quella sociale e umana. Si fa riferimento all’idea che il lavoro sia esperienza distintiva e costitutiva dell’uomo, impegnato a “custodire” e “coltivare” la terra. L’uomo nei confronti della “casa comune”, assume pertanto un rapporto di cura responsabile, ma anche di operosa trasformazione.
In considerazione delle trasformazioni del sistema economico, ed i conseguenti processi di riorganizzazione si deve considerare l’esigenza individuare strumenti di protezione e promozione del lavoro tesi ad assicurare l’occupabilità delle persone nel tempo, (tenuto conto anche delle tendenze demografiche) garantendo la sostenibilità sociale del processo di transizione.
E’ quindi opportuno lavorare su politiche attive del lavoro e sulla formazione. L’investimento nelle competenze, è strumento di supporto fondamentali per favorire la tutela dei lavoratori in caso di processi di riorganizzazione, oltre che per ridurre il mismach tra offerta e ricerca di lavoro.
Il PNRR ha dedicato 1,2 mld di euro per il finanziamento del PNC (articolato in programma Gol, il sistema duale ed il FNC). Con l’obiettivo di riorganizzare la formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati, mediante il rafforzamento del sistema della formazione professionale e la definizione di livelli essenziali di qualità per le attività di upskilling e reskilling
In ambito Regionale si è implementato il programma Gol, le azioni di rete per il lavoro, i patti territoriali. Strumenti dedicati a favorire l’inserimento o il reinserimento di lavoratori o lavoratrici.
E’ necessario d’altro canto perfezionare strumenti per la formazione continua dei lavoratori.
Una leva strategica per l’occupabilità nel tempo, nell’interesse anche di un rafforzamento della produttività in particolare in un contesto di grandi trasformazioni dei sistemi di produzione., è senza dubbio la formazione degli adulti, dei lavoratori e lavoratrici.
Il nostro Paese è molto lontano dal raggiungere gli obiettivi del Consiglio europeo per il 2025 che, per i 25-64enni, fissano un minimo per il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione pari al 47 % ed i target definiti nell’ambito del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali (per il 2030, il 60% degli adulti che partecipa ogni anno ad attività di formazione.
L’Italia è in ritardo rispetto ai principali Paesi Ue : tra gli adulti di 25-64 anni, il tasso di partecipazione alle attività di formazione (formali o non formali) è pari a 35,7% (quasi 11 punti percentuali sotto il valore medio europeo) Il nostro Paese è collocato al 21° posto nel ranking Ue27.
E’ pertanto necessario promuovere sui territori alleanze tra parti istituzionali, rappresentanze economiche, sociali, gli enti della formazione e ricerca, nel medio e lungo termine, per condividere politiche finalizzate ad affrontare gli effetti occupazionali e sociali connessi alle sfide ambientali all’innovazione tecnologica e all’implementazione dei sistemi di IA. Un network tra imprese della filiera, enti del sistema dell’istruzione e formazione professionale che definisca ed implementi percorsi di aggiornamento e riqualificazione per i propri lavoratori/trici, così da rispondere più direttamente agli obiettivi di competitività delle imprese.
La progettazione degli interventi, quale esito di sistemi di rete tra imprese ed enti dell’istruzione e della formazione, potrebbe più agevolmente essere valutata rispetto all’efficacia e all’impatto prodotto, anche nell’ottica di poter giungere a standard di modellizzazione degli interventi.
Si tratta anche di mettere in rete le risorse derivanti dai fondi strutturali europei 2021/2027 con le risorse dei fondi interprofessionali (come era indicato dal dispositivo del FNC).
La complessità dei cambiamenti, tecnologici ed organizzativi, la sfida della decarbonizzazione, richiedono una convergenza di impegni, alleanze istituzionali e con il sistema della rappresentanza economica e sociale, un impegno di risorse significative, pubbliche ma anche investimenti privati per sostenere la ricerca, l’innovazione, la qualificazione delle competenze, a beneficio del perseguimento di obiettivi di competitività, sviluppo ed inclusione sociale.