La voce delle donne iscritte alla Cisl Lombardia: una ricerca sulla condivisione delle lavoratrici e delle pensionate

La voce delle donne iscritte alla Cisl Lombardia: una ricerca sulla condivisione delle lavoratrici e delle pensionate

Si è tenuto questa mattina, presso il Centro Congressi Fast di Milano il convegno “Ascoltare per rappresentare”, evento promosso dalla Cisl Lombardia per la presentazione dell’indagine: “La voce delle donne iscritte alla Cisl Lombardia: una ricerca sulla condivisione delle lavoratrici e delle pensionate“. Analisi che fa sintesi delle 6 mila risposte che sono pervenute al questionario inviato a quasi 10 mila lavoratrici e pensionate legate al sindacato lombardo. A curare la ricerca l’associazione BiblioLavoro, nata nel 2002 su iniziativa della Cisl Lombardia con l’obiettivo di conservare e valorizzare la memoria storica del lavoro e del sindacato. A presentare l’indagine – dopo i saluti introduttivi di Angela Alberti (Coordinamento Donne Cisl Lombardia), Ferdinando Piccinini (Presidente di BiblioLavoro) e Attilio Fontana (Presidente di Regione Lombardia) – Francesco Girolimetto, direttore di BiblioLavoro.

Uno studio nato dal desiderio di approfondire il tema dell’occupazione femminile, ma da un punto di vista specifico, quello di chi lavora e ha lavorato dentro il sindacato, appunto.

«Mettersi in ascolto delle nostre associate e dei nostri associati – scrive Ugo Duci, il segretario generale di Cisl Lombardia, nell’introdurre la ricerca – è fondamentale per poter esercitare con responsabilità il nostro ruolo di rappresentanza e di tutela».
Un punto di partenza: la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è, nel nostro Paese, come in molti altri Paesi europei, inferiore rispetto a quella degli uomini. Gli ultimi dati statistici consegnano questa realtà: la percentuale di donne occupate si attesta attorno al 51,2% contro quella degli occupati pari al 68,7%, con un significativo abbassamento del trend nel Mezzogiorno dove la percentuale è pari al
35%. In Lombardia la situazione è leggermente migliore, con un tasso di occupazione femminile pari al 59.3% contro il 74.3% degli uomini. Dati che comunque ci collocano lontano dalla media europea
delle donne occupate che è pari al 66,8%. Le donne tendono a lavorare meno ore, in settori scarsamente retribuiti, occupano posizioni di livello inferiore rispetto agli uomini, con conseguente divario retributivo
tra i generi, che inesorabilmente si riverbera nei trattamenti pensionistici. “Porre rimedio a questa situazione – tuona la Cisl – è innanzitutto una questione di giustizia. Accrescere la partecipazione delle
donne al mercato del lavoro è da sempre uno dei punti programmatici dell’azione sindacale della CISL Lombardia che, nell’ultimo Congresso Regionale, ha ribadito la priorità di implementare politiche
per la parità occupazionale e retributiva”.
Quale fotografia emerge dall’indagine presentata questa mattina? In primo luogo, un “gender gap” a tutt’oggi evidente, Sia le lavoratrici di oggi che le pensionate percepiscono un reddito mensile netto/
una pensione spesso inferiore (nel 70% circa dei casi) a quelli dei partner. Un divario retributivo di genere
che si traduce, al momento dell’uscita dal mercato del lavoro, anche in divario pensionistico di genere. Le lavoratrici intervistate si sono dichiarate per lo più insoddisfatte del proprio reddito: circa il 60% lo ritiene infatti inadeguato per i propri bisogni. Per non parlare dell’inadeguatezza percepita rispetto al proprio inquadramento e alla valorizzazione delle proprie competenze da parte del datore di lavoro. Un divario di genere percepito come fortemente discriminante da quasi il 75% delle donne intervistate, che ritengono di dover dimostrare di più rispetto ai colleghi uomini.
La ricerca si sofferma anche sul dramma delle molestie dei luoghi di lavoro. Il 44% delle donne intervistate denuncia di averle subite direttamente o di avervi assistito.


E come si concilia il lavoro con la famiglia? Anche qui il dato di realtà non sembra degno di un Paese che vuol guardare al futuro, se è vero che ben il 94% delle donne intervistate reputa la maternità come un elemento fortemente limitante nell’accesso al mondo del lavoro e nella progressione delle carriere femminili. Strettamente connessa a questo aspetto è la non semplice conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. Le donne in molti casi faticano a dedicare tempo a sé stesse o all’impegno civile e sociale, proprio perché, oltre al lavoro, dedicano una grande quantità di ore alla gestione del ménage familiare.
Le 120 pagine della ricerca si completano con la voce delle pensionate iscritte alla Cisl, affrontando i temi della non autosufficienza e della solitudine.
La conclusione dello studio è uno slancio verso il futuro, pur nella consapevolezza che la divisione della disparità professionale e sociale tra uomo e donna non sarà un percorso semplice: “Innanzitutto – si legge nel documento – occorre rimuovere gli ostacoli che limitano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. Di più: “Sostenere il processo culturale verso una maggior condivisione dei ruoli di cura è sicuramente un elemento fondamentale per aiutare e promuovere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro”. “È poi necessario che le competenze delle lavoratrici siano valorizzate appieno e che le stesse abbiano analoghe possibilità di accedere alla formazione continua rispetto ai colleghi uomini”. “Parallelamente è indispensabile rafforzare la rete di servizi territoriali a sostegno delle famiglie, a partire dagli interventi infrastrutturali previsti dal PNRR”.
Solo dichiarazioni di principio? Certo che no, visto che lo studio non ha voluto limitarsi a fornire la sintesi di un comune sentire, ma avanzare anche possibili risposte: “Questo lavoro di ricerca e di ascolto assume
una valenza ancora più significativa – riprendiamo ancora le parole di Ugo Duci nella premessa della ricerca – alla luce degli interventi previsti dal PNRR finalizzati a ridurre uno dei problemi strutturali che affligge il nostro paese, ovvero il divario di genere, in tutte le sue forme. Per questa ragione abbiamo deciso di integrare l’analisi dei preziosi dati raccolti con indicazioni di azioni concrete volte a migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle donne nel tentativo di far seguire all’ascolto azioni coerenti”.
Per capirci qualcosa in più è possibile consultare la ricerca, scaricabile da QUI.
Ad offrire spunti di riflessione e di analisi dei dati forniti gli interventi di Liliana Chemotti (Coordinamento parità di genere FNP Lombardia), Lorena Silvani (Coordinamento donne FIM Lombardia) e Alessandra Poma (Coordinamento donne Cisl Milano Metropoli).

A chiudere i lavori della mattinata la tavola rotonda con Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola; Nora Garofalo, segretaria generale Femca Cisl e Giovanna Mavellia, segretaria generale Confcommercio Lombardia. Le conclusioni finali sono state affidate a Daniela Fumarola, segretaria nazionale confederale Cisl. A moderare i lavori Ugo Duci, segretario generale Cisl Lombardia.

 

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