Luna Park “negato” a Como: gli operatori ricorrono al Consiglio di Stato
Approda in Consiglio di Stato lo scontro che vede fronteggiarsi gli “Operatori del Luna Park” che per anni hanno animato il Parco dei Divertimenti in Piazza d’Armi, a Como, e l’Amministrazione comunale.
Il prossimo 5 marzo la Sezione VII si riunirà in Camera di Consiglio, a Roma, per decidere in merito al ricorso presentato dai lavoratori e dalle lavoratrici contro la decisione di Palazzo Cernezzi di ridurre drasticamente gli spazi destinati alle giostre
«La vicenda ha inizio nel marzo dello scorso anno quando, con una delibera di Giunta, il Comune decide, di fatto cancellando una storia lunga quasi cento anni, di ridurre lo spazio a disposizione delle giostre dai 28000 mq tradizionalmente utilizzati a poco più di 4500. Il tutto senza una motivazione precisa. – Spiega Vincenzo La Scala segretario amministrativo della Snisv Felsa Cisl, il Sindacato nazionale italiano spettacoli viaggianti e componente della Commissione Tecnica del Luna Park -. Per fermare il provvedimento, che nel periodo pasquale impegna 58 famiglie e dà lavoro a circa 250 persone, ci rivolgiamo al Tar, chiedendo la sospensione della delibera. Mentre la giustizia amministrativa segue il suo corso il Comune decide di presentare, lo scorso novembre, il bando per l’uso dell’area, con gli spazi ridotti, nonostante il sito sia inutilizzato. A nulla servono i tentativi di spiegare l’insensatezza di un provvedimento che assegna lo spazio per 7 giostre, più uno per la ristorazione, quando prima le giostre che vi lavoravano erano 64, a cui si aggiungevano cinque banchi gastronomici. Per queste ragioni comunichiamo in anticipo al Comune che non avremmo partecipato al bando, che ovviamente va deserto… E intanto che cosa accade? La più paradossale delle insensatezze: il Tar, terminata la sua istruttoria, rigetta la nostra richiesta di sospensiva della delibera di giunta (la sentenza è del 25 gennaio 2024). In base a quale motivazione? Ecco uno stralcio della sentenza: “la mancata presentazione della domanda di partecipazione al Luna Park 2024 entro la data fissata dall’art. 23 del Regolamento comunale… sembra privare gli stessi dell’interesse ad impugnare tanto l’Avviso di selezione pubblica per lo svolgimento del Luna Park 2024”. In buona sostanza: secondo il magistrato la nostra decisione di non partecipare al bando avrebbe significato la mancanza di interesse alla manifestazione… Ma perché mai avremmo fatto ricorso al Tar se non fossimo stati interessati? Da qui il nuovo ricorso, questa volta in Consiglio di Stato, con la richiesta di annullare la delibera del marzo scorso per poter tornare a lavorare, come abbiamo sempre fatto» e portare un momento di svago e spensieratezza a chi lo desiderava, a quei bambini che si vedono tagliare le ali della fantasia, da un sindaco che non ama il Luna Park e che ritiene che a Como tutti devono privarsene.
«Questi sono i fatti – prosegue Vincenzo La Scala -. Ho recentemente avuto modo di sentire il sindaco Rapinese affermare, in una trasmissione televisiva, che da uomo magnanimo qual è, aveva provveduto ad avvisarci con un anno di anticipo rispetto alla riorganizzazione degli spazi. E che i nostri ricorsi contro il provvedimento della giunta erano stati bocciati in tre gradi di giudizio… Ma quali tre gradi se l’unico provvedimento al momento è stato quello del Tar, che rigetta la nostra richiesta di sospensiva? Credo sia il tempo si smetterla con le sciocchezze. Non si può gettare fumo negli occhi ai cittadini, travisando la verità in maniera continuativa. Oggi l’area è libera. Nessuna attività è stata avviata e a pagare sono 58 famiglie che gestivano 64 attrazioni e 5 banchi gastronomici… Si tratta di un diritto al lavoro negato, in palese contrasto con i principi della nostra Carta costituzionale. Chiediamo pertanto che l’Amministrazione di Como riveda per l’anno in corso la delibera 76/2023, vista la riconosciuta assenza di lavori sull’area tradizionalmente destinata al Luna Park e che nel frattempo autorizzi almeno la sosta per il periodo della Pasqua, permettendo a tutti noi cittadini italiani e cittadini di Como, per il periodo di nostra permanenza, di continuare quel percorso di vita lavorativa e sociale che la tradizione ci ha assegnato».